La frequenza cardiaca rappresenta il numero di battiti (pulsazioni) che il cuore compie ogni minuto, necessari per far circolare il sangue all’interno dell’organismo. In ambito cardiologico, l’elettrocardiogramma è lo strumento principale utilizzato per misurare la frequenza cardiaca; esso è un esame non invasivo, privo di alcun dolore, che registra graficamente l’attività cardiaca. Utilizzando elettrodi posizionati sul corpo del paziente, collegati da fili elettrici o in modalità wireless all’elettrocardiografo, questo strumento traccia graficamente, su apposita carta ed entro determinati canoni di velocità per secondo, l’attività elettrica del cuore. L’ECG è prezioso per individuare eventuali anomalie nella conduzione dell’impulso elettrico, come aritmie, ispessimenti delle pareti cardiache o danni cardiaci pregressi.

L’esame può anche essere eseguito a riposo o sotto sforzo, utilizzando un tapis roulant o una cyclette. La decisione di eseguire un ECG sotto sforzo è presa dallo specialista ed è finalizzata a monitorare l’attività cardiaca durante lo stress, permettendo di rilevare eventuali segni di affaticamento cardiaco, l’insorgenza di aritmie o più in generale lo status cardiovascolare del paziente attraverso la registrazione ECG e la misurazione pressoria. Una frequenza cardiaca considerata normale oscilla tra i 60 e i 100 battiti al minuto. Valori al di sotto di 60 indicano bradicardia (battiti cardiaci più lenti), mentre valori superiori a 100 denotano tachicardia. Non sempre bradicardia e tachicardia sono sintomi di una patologia.